Filosofi Solidali

Anna Karénina

Anna Karénina

Con il personaggio di Anna Arkad’evna, Tolstoj presenta una complessa e ambigua visione dell’amore.
Anna vive una vita tranquilla, gioiello della società della Russia Occidentale, ha un marito che non ama, caratterizzato da una rigidità morale tanto grande quanto la sua freddezza nei confronti sia di Anna che della vita in generale; centro della sua vita è il figlio, al quale è profondamente legata da uno strettissimo legame.

La sua vita è serena ma anche piatta, velata da una leggera patina che imprigiona i suo sentimenti.
Dopo l’incontro con Vronskij tutto è improvvisamente diverso ai suoi occhi, come se l’attrazione per lui l’avesse liberata dalla nebbia nella quale viveva permettendole di provare sentimenti più profondi, più intensi. Così la presenza del marito le diventa insopportabile, mentre quella di Vronskij  indispensabile. Anna sa che il suo amore la porterà alla rovina, all’esclusione dalla società, alla sua condanna da parte di conoscenti e amici, ma non può resistere alla potenza dei sentimenti che l’amore libera in lei. Come millenni prima accadde nel mito di Elena di Troia, il sentimento dell’amore si insinua dentro di lei e le oscura la mente, rendendola incapace di opporvisi in qualsiasi modo nonostante le sciagure alle quali va consapevolmente incontro. Entrambe le donne, inermi davanti a questo sentimento, da modello di grazia e bellezza, diventano donne rovinate, disonorate, senza più al loro fianco i figli, i genitori e i tanti affetti che hanno abbandonato scegliendo l’amore.
L’interpretazione delle loro scelte pur essendo in parte suggerita nelle opere rimane personale: Elena è una figura simbolo di distruzione e massacro di popoli, Anna sembra essere definitivamente condannata da Tolstòj attraverso l’autodistruzione del personaggio.
Eppure, almeno personalmente, non è Anna che ho odiato perché dissoluta, ma al contrario il marito, così ostinato nella sua integrità morale ma allo stesso tempo tanto freddo da essere crudele. L’autore mi ha fatta immedesimare nel personaggio di Anna, non in quello del marito e così la domanda finale che mi pongo è: avrebbero potuto e, in quel caso dovuto, Elena e Anna resistere all’amore?

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