Filosofi Solidali

saggio di storia:”l’europa e gli altri”

L’Europa e gli altri: incontro o scontro?

  

Il rapporto tra l’Europa e gli altri paesi, in questo caso, l’America, non può essere considerato un rapporto pacifico. Analizzando la parola “incontro” non penso che sia la più giusta per descrivere questo rapporto perchè, comunque, il significato di questo termine lo considero come una conoscenza reciproca tra più persone o culture diverse che si accettano reciprocamente, pacificamente e questo non mi sembra il caso soprattutto per il fronte europeo.

La parola “scontro” invece mi fa pensare ad un incontro finito male dove le parti non si sono accettate cercando di prevalere l’una sull’altra. Anche questo non lo vedo un termine adatto al quesito in questione perché non testimonia ciò che è successo soprattutto dalla parte degli indigeni d’America.

La parola giusta per descrivere questo rapporto non so nemmeno io quale sia e se c’è, però provo ad illustrare il mio pensiero.

Dal punto di vista europeo, o comunque dalla maggior parte della popolazione europea, compresi i vertici della Chiesa, la situazione è spiegata benissimo sia nel frammento di T. Ortiz ,(Relazione al Consiglio delle Indie) e sia da R. Romeo (Le scoperte americane nella coscienza italiana del Cinquecento). Il loro punto di vista mi sembra spieghi chiaramente le ragioni per cui tutta la società europea ha cercato di imporre la propria cultura su quella americana. Se possiamo quindi considerare giusta la volontà di correggere il comportamento degli indigeni da parte dell’Europa, dobbiamo però anche ammettere come la messa in pratica di ciò non sia stata delle migliori, come ci testimonia B. De Las Casas nella “Brevissima relazione sulla distruzione delle Indie Occidentali” e quindi capire lo stato d’animo degli indigeni descritto da D. Diderot nel “Supplemento al viaggio di Bougainville”.

Detto questo,  possiamo dire che per gli indigeni abbiamo comunque un’idea di “incontro”, anche se poi andato male, con la civiltà europea; invece per gli europei questo rapporto con nuove popolazioni è subito stato visto come “scontro”. Infine ,la citazione di T. Todorov (relazione al consiglio delle indie) mi ha molto colpito,intanto perché è riuscito a descrivere benissimo i tre momenti che passano nella testa di una persona quando ne incontra una nuova e ,provando a ripercorrerli secondo il punto di vista europeo e indigeno, si vede proprio come per una parte si è scelto l’incontro(indigena) e come dall’altra lo scontro.

2 commenti

  1. Non male! io proverei a cercarla questa parola che non trovi nel terzo paragrafo! magari come finale della relazione.
    In generale, quando citi un testo, fai come se chi legge la tua relazione non lo conosca, quindi è bene che, tra le righe, lo racconti tu.

  2. “L’Europa e gli altri”: incontro o scontro?

    L’impedimento da parte degli ottomani di andare verso i paesi d’oriente per commerciare, portò gli europei a trovare una nuova soluzione, una nuova “via della seta” per raggiungere le Indie. Perciò si incominciò a guadare di più verso ovest, al di là delle colonne d’Ercole piuttosto che verso est. Crisoforo Colombo portava avanti la sua tesi che la terra ha forma sferica per cui era convinto di poter raggiungere la Indie navigando verso Ovest: “buscare l’oriente per l’occidente”. Si era rivolto al re del portogallo ,Giovanni II, ma, dopo una prima speranza, non era stato ascoltato. Il portogallo in quel momento era impegnato ad effetuare spedizioni lungo le coste africane, nel tentativo di aprirsi una strada via mare verso Est. Le Indie erano state già definite da Marco Polo, che vi era arrivato via terra, come “ricchissimi mercati” . Di lì infatti giungevano in Europa spezie e sete. Colombo, allora, aveva sottoposto il progetto alla regina di Castiglia. Così dall’idea di Colombo anche la Spagna incominciò ad effetuare la prime spedizioni, però, a differenza del Portogallo, voleva arrivare fino in Cina e in Giappone, via mare. Comunque la Spagna non puntava ad esplorare nuove terre per fini scientifici e culturali, ma essa, spinta dalle corti europee, voleva ricchezze, oro, perle. Colombo, dopo la prima fortunata spedizione del 1492, in cui arrivo nelle Bahama, fece altre tre spedizioni e si rese conto delle ricchezze che si potevano ottenere da queste terre. Per questo le spedizioni successive si intensificarono, sempre nella convinzione di essere nelle Indie, fino al chiarimento portato da Amerigo Vespucci che parlò di un continente nuovo. Iniziarono gli squilibri tra vecchio e nuovo continente, perchè gli europei si posero in condizione di superiorità rispetto alla civiltà indigena. Si parla infatti di conquista e non di scoperta dell’America. Nel 1519 sbarcò in Messico Fernando Cortez, un avventuriero il cui scopo era quello di aricchirsi come i suoi compagni, nobili mercanti decaduti in cerca di fortuna, i quali non badavano ai mezzi per raggiungerla. La Spagna cattolica per iniziare la sua conquista ottenne l’appogio del Papa grazie al fatto che avrebbe così portato il cristianesimo tra le popolazioni indigene. A questo scopo era giustificata anche la forza, la violenza e il sangue di innocenti versato. Grande è stata la responsabilità della chiesa e di chi ha operato in prima persona.
    Dalla “relazione al consiglio delle Indie”di Tommaso Ortiz, vediamo purtroppo come furono da lui considerati gli indigeni d’America: cannibali, sodomiti, incapaci di provare sentimenti, nè pudore, più simili a bestie che a persone. Non tutti avevano la stessa opinione, infatti Bartolomeo De Las Casas, un frate che appogiava la causa degli Indios, accusa i conquistadores di distruzione della cultura e della civiltà indigena; li accusa di non averli rispettati come persone, ma di averli usati come strumenti da lavoro, schiavi, servi da divirsi tra loro. Forse anche perchè avevano paura degli indigeni, del diverso, i conquistadores distrussero tutto: statue, monumenti e in un secolo la popolazione indigena diminuì da 25 milioni ad appena 2 milioni. Gli indigeni, attraverso l’ ”encomienda”, cioè l’affidamento di un territorio e dei suoi abitanti ad uno dei suoi conquistadores, venivano fatti lavorare a prestazioni illimitate, poichè nessuna legge li tutelava. E quando gli indigeni furono sterminati si incominciò con la “tratta dei neri”, fatti venire appositamente dall’Africa.
    Perciò fu uno scontro tra le due civiltà europea e indigena e prevalse nettamente la civilta europea grazie alla forza delle armi, disprezzo dell’uomo ed alla violenza. Tutto questo senza assimilare i costumi degli indigeni, come descrive D. Diderot nel “Supplemento al viaggio di Bougainville” che loro non avevano nè comodità nè vizi, che invece gli spagnoli avevano, e vivevano nello stretto necessario; e si domanda se è un “reato” se un uomo non vive nel lusso o nella superficialità e, infine, denuncia come i conquistadores abbiano devastato la loro civiltà, senza ascoltarli. Allora quale deve essere il rapporto con l’altro? Questo è un problema che viviamo anche nei giorni nostri con l’immigrazione, in modo diverso, ma molto simile alla conquista dell’America.
    Come scrive T. Todorov ne “La conquista dell’America”, esistono “tre assi, intorno ai quali ruota la problematica dell’alterita”: prima dò un giudizio di valore, in seguito mi confronto , infine o la conosco o la ignoro. E i conquistadores la ignorarono completamente.

    Lucattini Stefano 3A

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